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Valutazione Oncogeriatrica

Per la gestione della fragilità oncologica

Hai più di 65 anni ed inizi un trattamento oncologico? Sei stato sottoposto ad una valutazione oncogeriatrica?


L’oncogeriatria nasce come fusione di competenze  geriatriche ed oncologiche finalizzate alla  personalizzazione dei trattamenti,  per effettuare le scelte terapeutiche sulla persona basandosi sulla persona stessa, sulle sue condizioni generali, la polifarmacoterapia, le performance fisiche e cognitive, la sua qualità di vita attiva.


L’obiettivo della valutazione oncogeriatrica è far si che i trattamenti e le terapie siano “tailor made”, come un abito sartoriale cucito sulla persona che il medico ha di fronte, perché nessuna persona è uguale ad un altra ed ogni trattamento deve essere totalmente individualizzato per ottenere il miglior risultato, la minor tossicità, il mantenimento o il miglioramento della qualità di vita.


L’unità per la fragilità oncologica del GemelliART rappresenta oggi un punto di riferimento per le principali società internazionali, è un centro di riferimento italiano per il training SIOG (International Society of Geriatric Oncology) e GioGer (Gruppo Italiano di Oncologia Geriatrica) e si avvale delle migliori tecnologie valutative disponibili.


Tutti i pazienti afferenti vengono sottoposti ad un test di screening per la fragilità, i pazienti più vulnerabili o fragili vengono sottoposti ad una valutazione multidimensionale (CGA) da un’equipe composta da un oncogeriatra, radio-oncologo, psicologi clinici, per valutare il quadro cognitivo, le performance fisiche, lo stato ansioso-depressivo, lo scenario sociale e la qualità di vita. I pazienti vengono sottoposti ai principali test di perfomance geriatrici (SPPB, hand grip test) e per la prevenzione della sarcopenia (spesso relata ai trattamenti o allo sviluppo della tossicità) una DEXA dei tessuti corporei, nel caso di trattamenti che possano aumentare il rischio di frattura (ad esempio i trattamenti per la neoplasia della mammella o prostata) viene anche eseguita una MOC ed inseriti in un percorso di valutazione della fragilità ossea.


Il paziente viene quindi definito fragile (a maggior rischio di tossicità), vulnerabile (il paziente può effettuare un trattamento standard solo se seguito nel percorso terapeutico da un equipe multispecialistica in grado di evitare che precipiti in uno stato di fragilità), Fit (un paziente in grado di essere sottoposto a qualunque trattamento elettivo indipendentemente dall’età).


Il paziente può essere seguito in via ambulatoriale, in regime di DH ed in casi particolari in regime di ricovero ospedaliero.

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